martedì 6 giugno 2023

Quando la denuncia ideologica serve solo a coprire l'assenza di linea politica 


Con questo post inauguro il nuovo corso di questo blog. Infatti ho deciso di smettere di alimentare il mio profilo Facebook (in considerazione dei limiti sempre più stringenti che tendono ad allineare la piattaforma ai criteri imposti dal "pensiero unico" veicolato dai media mainstream; della sua efficacia limitata come veicolo di informazione/mobilitazione relativa a eventi politici, culturali e sociali; dell'insipienza di dibattiti in cui la ricerca narcisistica di visibilità prevale sul confronto costruttivo delle idee; dell'impossibilità di andare a fondo sui temi affrontati nei post in quanto quelli troppo lunghi non vengono letti, per cui si finisce per esprimere "opinioni" piuttosto che pareri motivati). In conseguenza di questa scelta il blog non ospiterà solo articoli lunghi di taglio teorico come è stato finora, ma anche brevi commenti sull'attualità politica, culturale e mediatica, come quello che trovate qui di seguito.

Non sono un fan di Travaglio, anche se gli riconosco straordinarie doti di polemista. Nei suoi articoli, le osservazioni puntute e intelligenti si mischiano spesso a luoghi comuni e cliché tipici di quella sinistra liberale che, dai Girotondi a oggi, passando per l'M5S nelle sue varie (e a dir poco contraddittorie) incarnazioni, ben poco hanno inciso nella lotta contro le lobby finanziarie, industriali e politiche che governano questo Paese in nome degli interessi della NATO e del capitalismo mondiale. Ciò detto, nel suo fondo sul "Fatto quotidiano" di oggi (martedì 6 giugno) ci azzecca in pieno: dopo aver ironizzato su una pseudo(opposizione) di sinistra che si limita a etichettare come fascista l'attuale compagine governativa, in assenza di qualsiasi seria riflessione storica sul "vero" fascismo degli anni Trenta, ma soprattutto cadendo nella trappola dell'effetto "al lupo al lupo" (se tutto è fascismo nulla è fascismo) ed emettendo ipocrite condanne su pratiche "autoritarie" (leggi lottizzazione Rai) che nessuna forza politica al governo si è mai risparmiata, si domanda quali discorsi sarebbero assai più mobilitanti per un elettorato che si è rifugiato in massa nell'astensione. Ecco la risposta: denuncia della guerra ai poveri (mezzo milione senza reddito di cittadinanza da luglio), denuncia del folle bellicismo atlantista, denuncia dei disastri su Pnrr e 110%, "schiforme" su giustizia penale, miliardi "buttati nel Ponte e in altri regali a ricchi e ladri, promesse tradite su bollette e accise. Condivido parola per parola. Naturalmente manca qui del tutto una strategia politica in grado di inquadrare queste parole d'ordine in un progetto di trasformazione sistemica. Ma non è questo che possiamo chiedere a Travaglio e al suo giornale. Questo sarebbe piuttosto quanto aspettarsi da una forza socialcomunista degna di tale nome che, purtroppo, sappiamo che oggi in Italia non esiste.

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