Allarme son fascisti
di Piotr
Anche l'Huffington Post e il Corriere della Sera, pur adusi a lanciare gridolini alla groupie a beneficio del governo Draghi, se ne sono accorti.
Ecco il vicedirettore dell'Huffington Post:
«A una settimana dal voto, la protesta, entrata in sonno nelle urne, si è rovesciata nelle strade. [...] Diciamoci la verità: una parte del dibattito pubblico, che chiama in causa classi dirigenti e intellettuali, si è illusa del ritorno alla “normalità”, come se tutto fosse finito, in un’orgia di retorica sulla “ripartenza” che oscura il dato di fondo di questa crisi. E cioè che la pandemia non è l’inceppo di un motore da riaccendere, ma la devastazione di un paese da “ricostruire”, con fatica: economicamente, socialmente, moralmente.»
Questo invece è Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera:
«Ma accanto a queste abituali presenze, è comparso qualcosa di diverso. In strada, pronte a fronteggiare i celerini in tenuta antisommossa, c’erano persone a viso scoperto, uomini e donne non più giovani che gridavano esasperati, immobili e quasi indifferenti al getto degli idranti. Presenze quasi “spiazzanti” per chi deve resistere e se del caso caricare. […] A sostegno, o a rimorchio, di chi potrebbe fomentare e strumentalizzare i disordini c’è una parte di popolazione — minoritaria, ma capace di cambiare volto ai raduni — decisa a non arrendersi alle decisioni del governo. Persone che hanno poco o niente a che fare con le frange violente conosciute, ma che evidentemente sono pronte alla sfida.»
1. Diecimila persone a Roma, cinquemila a Milano, mille a Belluno (Belluno!). E il martedì precedente quindicimila persone a Trieste. Numeri forniti dalle questure. Non passa giorno che migliaia di cittadini italiani non scendano in piazza per protestare contro il green pass draghiano.
Nessun incidente di solito. Un giornalista onesto, Andrea Masala, si è indignato perché «giornalisti e politici hanno parlato di città “a ferro e fuoco” mentre si vedevano le immagini delle vetrine di Apple e di Zara senza neanche una scritta con lo spray. Non solo non sfasciate, neanche scarabocchiate.».
E così infatti è. A meno che si infiltrino – o meglio si lascino infiltrare – poche decine di facinorosi fascisti. Così il gioco è facile e in nome dell'antifascismo si applica un altro giro di vite per schiacciare l'agibilità politica. Ed è ancora più facile se a dar man forte ai fascisti si infiltrano poliziotti in borghese, che prima provocano facendo finta di essere manifestanti e poi picchiano manifestanti inermi a terra [1]. Insomma, come ai bei vecchi tempi. Ecco infatti Francesco Cossiga, in un'intervista a La Nazione, dare consigli all'allora ministro degli Interni, il leghista Maroni:
“[Dovrebbe] infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.” [2].
2. Ma, volutamente dimentica di decenni di storia recente, la sinistra ha deciso di regalare ai fascisti decine di migliaia di cittadini italiani, in nome dell'antifascismo e a maggior gloria di chi tutto vuole controllare e possedere. Un piccolo capolavoro di paradosso. Ma nemmeno nuovo, perché di queste dinamiche politiche e dell'ottusità della sinistra di allora Antonio Gramsci parlava già un secolo fa.
Oggi, dunque, siamo chiamati dalle “forze democratiche” a condannare tutti, indistintamente, e a non chiedere spiegazioni e ragioni a nessuno.
Ma le ragioni ci sono. E c'è un filo rosso, non visto o negato ma oggettivo, che unisce le decine di migliaia di lavoratori che hanno protestato a settembre contro i licenziamenti della Gkn e quelli che sono scesi in piazza nei giorni scorsi in tutta Italia contro il green pass. E persino con chi è sceso in sciopero generale due giorni dopo. Pur con tutte le differenze, di obiettivi, di storia organizzativa, di cultura politica, il filo rosso c'è, e si chiama “crisi”.
A renderlo palese, abbiamo proprio i portuali di Trieste, in prima fila contro il green pass e in prima fila durante lo sciopero generale.
3. All'inizio dell'estate scrivevo che l'autunno sarebbe stato caldo. Lo sarebbe stato per l'impoverimento continuo della società e in particolare per lo stillicidio continuo di licenziamenti, dopo che il governo Draghi, uno dei più antipopolari della storia repubblicana, aveva accolto la richiesta di Confidustria di poter licenziare. E se gli industriali chiedono di poter licenziare, non lo fanno per un principio teorico, ma molto pratico. E infatti i licenziamenti sono ormai migliaia, spesso semplicemente per email o sms.
Parlavo poi dell'utilizzo discriminatorio del green pass in mano ai padroni del vapore per esasperare misure già in atto: trasferimenti punitivi, demansionamenti, pressioni antisindacali, minacce di licenziamento, invenzione di sana pianta di regole anticovid ad usum Delphini. Se non si sa che succedono queste cose vuol dire che si vive in una torre d'avorio. Vuol dire che non si è mai fatta o letta un'inchiesta, o che nemmeno si è mai parlato con qualcuno al di là di una cerchia ristretta di amici o colleghi.
Ma veramente ve li vedete i padroni del vapore italiani, quelli che non hanno voluto le zone rosse nella bergamasca che tanti morti e sofferenze avrebbero potuto evitare, quelli che fanno più di quattro morti al giorno per incidenti sul lavoro, ve li vedere che tutto d'un tratto si fanno solerti difensori della salute dei loro stipendiati? Veramente ve li vedete?
Perché mai a Trieste i portuali e i collettivi cittadini, dopo aver allontanato dalle loro assemblee l'ex-leghista ed ex-forzanovista Fabio Tuiach, hanno portato pacificamente in piazza migliaia di persone con lo slogan “Vaccinati e non vaccinati insieme contro il green pass”? Come mai sono scesi in piazza moltissimi vaccinati (e se fossi stato là sarei sceso in piazza anch'io)? Perché non è la vaccinazione la vera discriminante.
Per quello che io so, infatti, non posso che sottoscrivere queste parole di Masala:
«Se andassimo a scavare nelle vite di questi nuovi manifestanti potrei scommettere che si tratta di persone impoverite da Equitalia, pignorate dalle banche, incastrate nei meccanismi della giustizia civile, umiliate dalla precarietà, insegnanti da anni con incarichi annuali o meno, con supplenze di poche ore a tanti chilometri di distanza, genitori che cercano cibo biologico per i figli e medicine meno invasive possibili, non barbari analfabeti ma persone il cui reddito e prestigio sociale non coincide col titolo di studio o con la fatica quotidiana. Potrei scommettere che quasi tutti fanno parte di quel 50% che lo scorso fine settimana non si è recato alle urne.».
4. Certo, a volte alcuni di loro fanno discorsi al limite del complottismo e a volte valicano quel limite. Sai quante discussioni mi è toccato fare mentre cercavo di capire le ragioni, le paure, le angosce (che non si limitano ai vaccini ma si focalizzano sull'utilizzo di questa crisi da parte di un governo che invece di difendere i più deboli li attacca)! E sai quante arrabbiature per riportare il discorso su un piano politico razionale. Bisognerebbe discutere a fondo della strategia di disseminazione della confusione, che mette in circolo vari frammenti di verità avvolti in confezioni irreali e irrazionali, una che parla di una cosa, un'altra che parla di una cosa totalmente diversa, un'altra di una cosa diversa ancora, una con colori vivaci e aggressivi, un'altra con colori tenui, ma tutte con minuscoli sistemi di aggancio, di incastro, con le altre così che chi, preoccupato, cerca di capire e unire i piccoli frammenti di verità, finisce per comporre un puzzle fantapolitico convinto di aver scoperto una verità nascosta.
In questo modo, come stanno veramente le cose non si viene a sapere, chi dirige il gioco continua a farlo e in più si brucia il terreno ad ogni analisi razionale, perché a quel punto chiunque ribadisca con scienza e coscienza una di quelle piccole verità viene associato automaticamente alla fantapolitica.
Metodi alla Brežnev, insomma: chi protesta è pazzo, nel senso letterale che non ragiona. Questo è l'effetto – spesso voluto, a volte non voluto – del complottismo
5. Dunque, «la pandemia non è l’inceppo di un motore da riaccendere, ma la devastazione di un paese da “ricostruire”, con fatica». Dice bene il vicedirettore dell'Huffington Post. Ma, da fiancheggiatore di Draghi non si accorge della scansione dei tempi. Se col governo Conte II qualcosa stava incrinandosi, ma tutto sommato il Paese vedeva una gestione non carogna della crisi sanitaria, un tentativo di non sfasciare la società nonostante le pressioni fortissime esercitate dai vari interessi costituiti, con l'avvento di Mario Draghi la scissione si è invece consumata. Milioni di persone, di questo governo non si fidano (e “fiducia” qui è parola chiave). Con tutto quel che ne consegue, anche nel campo sanitario. Anzi, lo temono e quindi, come possono e quando possono, lo combattono. Lotte raramente coordinate, a volte politicamente e ideologicamente settorializzate. Su obiettivi che possono essere visibilmente molto distanti (riaprire i locali della movida, poter lavorare in fabbrica senza green pass, difendere le condizioni lavorative). Non c'è da stupirsi: quella attuale, come si sa, è una “società fluida”. Ma il problema principale è che manca una teoria politica della crisi. Ci sono sì teorie della crisi, ma non teorie politiche che rispondano alla domanda “Che fare?”.
6. Questo governo sa che non può usare le procedure democratiche usuali per affrontare la crisi sistemica. Nessun governo occidentale lo può più fare. Draghi è a palazzo Chigi per difendere gli interessi dell'Alta Finanza, perché lui dell'Alta Finanza è un sacerdote. E l'Alta Finanza è fuori dal campo di azione della dialettica democratica, persino delle sue forme più aspre. Le élite finanziarie, come i “mercati”, sono tanto potenti quanto incorporee. Hanno baffi? Chi lo sa. Hanno basette? Chi lo sa. Vestono in doppio petto o casual? Cosa mangiano? Chi lo sa.
Nell'economia reale, le controparti si guardano negli occhi, danno vita a quella che è stata chiamata “lotta di classe”, o anche solo lotta sindacale, non occorre spingersi tanto in là. Controparti concrete, lotte concrete, batoste concrete, vittorie concrete. Ma se le tue condizioni di lavoro, il tuo stipendio, il tuo posto stesso di lavoro, se l'esistenza tua e quella della tua famiglia, se la casa in cui vivi dipendono da come si muovono bit e byte lungo una rete, dipendono dall'esito di scommesse miliardarie che nulla hanno a che vedere col tuo lavoro, nemmeno col tuo sfruttamento, se è così, se il nemico è invisibile, è facile pensare a un Complotto, a una Cupola segreta di dis-umani.
Il poeta Elio Pagliarani, ne La ballata di Rudi, rende in modo perfetto quello che qui sto dicendo. La Camilla, un personaggio della ballata, dopo una vita di lavoro ha giocato in borsa. Ma così ragiona:
lei ha detto se perdo tutto adesso
vuol dire che avevo ragione prima, che ho avuto ragione per sessant’anni
a vivere da poverina, sessant’anni giusti e uno sbagliato; adesso se guadagno in un
anno
più che in quarantacinque di lavoro vuol dire che fino all’anno scorso
ho sbagliato tutto.
Io non accetto il cambiamento: o era giusto prima o è giusto adesso
non è che sono matta nella testa: difendo la vita nella sua interezza.
Il padrone non fa complotti, ti sfrutta e lo fa con meccanismi analizzabili ed eventualmente contrastabili. Perché il padrone, come te, anche se su un versante opposto, fa parte della società. Ma l'Alta Finanza vive in un perenne “altrove”.
Ed è proprio per questo che i teorici del complottismo hanno un odioso successo. Perché dicono: “Sì, è vero. E' tutto un complotto di una Cupola, magari di Rettiliani”.
E allora? Come diavolo faccio a combattere una cupola di rettiliani? Semplice: affidandomi a un Trump capitan Fracassa ma alla prova dei fatti privo di strategia e fellone (ce ne sono a ogni latitudine), o tirando pugni a vanvera contro un mostro invisibile. O magari incolpando un gruppo sociale specifico, possibilmente su base etnica o religiosa. E' un sistema collaudato.
La mancanza di una teoria politica della crisi facilita il lavoro al complottismo (e alle destre) e il complottismo a questo porta: diagnosi sbagliata, obiettivi sbagliati o confusionari, strumenti sbagliati.
E così le élite finanziarie e i loro vassalli industriali (la finanza ha comunque bisogno del profitto, anche se le rendite trascendono ogni profitto) e del “terziario avanzato” non hanno nulla da temere.
7. Gli industriali volevano il green pass. Non foss'altro perché speravano che il vaccino riportasse alla loro “normalità”. Ma oggi di fronte a milioni e milioni di lavoratori non vaccinati sono spaventati, perché con l'obbligo di green pass la macchina produttiva rischia di incepparsi proprio all'inizio della agognata “ripresa”. E così, ridicolizzando ogni accezione di “coerenza”, mandano avanti i governatori a chiedere proroghe e deroghe.
Temono che si possa andare incontro a una drammatica carenza di rifornimenti. A Trieste si stima che quasi il 40% dei portuali non sia vaccinato. Anche a Genova tra i “camalli” percentuali a due cifre. Milioni di autotrasportatori non è vaccinato. Ammesso che milioni di lavoratori delle fabbriche decidano tutti di vaccinarsi, come si smerceranno i prodotti? Negli USA problemi del genere stanno già accadendo. E bisogna aggiungere le migliaia di lavoratori della sanità non vaccinati. E le proteste, chi le reprimerà se migliaia di agenti non vaccinati (circa il 30% secondo l'Ansa) non potranno entrare in servizio?
Esiste quindi un “problema green pass” anche all'interno della classe dirigente. Mentre il 15 ottobre si appropinquava, il governo è entrato nel panico (evidentemente sanno che in piazza non sono tutti fascisti “scioglibili” con bella mossa amministrativa): chi proponeva una cosa, chi un'altra, chi diceva una cosa, chi un'altra. In questo bailamme, il PD aveva rispolverato un vecchio approccio: la “linea della fermezza”. Con ciò elevando al ruolo di persone ragionevoli le Meloni, i Salvini, gli industriali e persino qualche sindacalista.
8. Ma qual è il vero “problema green pass”, il suo problema politico e sociale? Perché Draghi ha deciso di muovere guerra a circa dieci milioni di Italiani? Un errore di calcolo?
Del “passaporto sanitario” non mi interessa qui la spesso citata questione del “controllo”. Tutti noi abbiamo cellulari che possono sentire le cose riservate che diciamo e tengono nota di ogni nostro spostamento e possono risalire con buona approssimazione - e a volte in modo esatto - a chi abbiamo incontrato; tutti noi usiamo una Rete che registra quello che facciamo, usiamo social che annotano come la pensiamo e carte di credito che segnano dove siamo passati, i nostri gusti e desideri e le nostre disponibilità economiche, e se per questo anche le visite mediche specialistiche a cui ci sottoponiamo. Il green pass riguardo a ciò è quasi innocuo (così come la app Immuni era una bambinata).
Il green pass ha una doppia valenza.
1) Obbliga a vaccinarsi. L'obiettivo immaginato era quello di poter mettere in moto a pieno ritmo la macchina produttiva, ormai intesa esclusivamente e senza mediazioni come macchina di estrazione di plusvalore da trasferire ai giocatori del casinò finanziario, come (parziale) controvalore delle fiches.
2) Esperimenta la possibilità di gestire in modo sempre più impositivo e autoritario lo show-down della crisi sistemica. Il governo, o meglio, il cerchio magico del premier, è ora in attesa di capire come reagiscono le forze politiche e come reagisce una fetta ancora cruciale della società. Deve insomma valutare il grado di adesione o opposizione a una gestione sempre più autoritaria e famelica della crisi. È un procedimento quasi codificato, il “metodo Juncker”:
«Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere cosa succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno.”[3]
9. Si faccia attenzione: ogni fascismo e ogni autoritarismo nascono da un'emergenza. E l'emergenza deve avere fondamenti, deve essere vista, percepita, esperita, subita. Solo così può essere plasmata la cultura emergenziale, esaltando un aspetto della crisi e nascondendone un altro. Se il governo uscirà vincitore dalla “crisi del green pass”, altre mosse autoritarie, riguardanti altri temi, seguiranno.
Purtroppo, se ci si limita a gridare “Al fascio, al fascio” tutto ciò non lo si può capire, queste connessioni non sono immaginabili, ci si preclude la possibilità di andare, come diceva Marx, alla radice delle cose. L'affermazione di inizio paragrafo sembrerà semplicemente paradossale: Ma come? I fascisti sono quelli in piazza. Il governo è democratico è antifascista.
Sì, certo, non lo metto in dubbio. Detesto estendere in modo inopportuno la categoria di “fascismo”. Il governo è portatore di un nuovo tipo di autoritarismo.
I fascisti col saluto romano, intanto, fanno il loro vecchio mestiere. Cercano di cavalcare e dirottare le proteste popolari. Le scimmiottano (Gramsci), assaltano sindacati, un loro sport tradizionale, intorbidiscono le acque, delegittimano ciò che è legittimo. Un buon lavoro, coadiuvato da tutti quegli “antifascisti” che vogliono regalare ai fascisti di professione decine di migliaia di persone che fasciste, grazie a Dio, non sono. Un regalo che non mette in dubbio l'operato di un governo esecrabile. E il peggio deve ancora arrivare, perché, ripeto, il piano è succhiare ricchezza reale per farla confluire nei giochi del capitale fittizio; ed è un piano appena iniziato. Un piano antisociale che, in mancanza di un'opposizione seria di sinistra, riattizzerà le fortune della “destra sociale”, altro che “antifascismo”.
Draghi, ovviamente, non è affetto dal desiderio di torturare la società, ma purtroppo è convinto che il benessere della società tutta passi da quello delle élite finanziarie. O, per essere più precisi, è convinto che la tenuta della società passi per quella dell'Alta Finanza (benessere è parola inappropriata in una crisi sistemica). Questo è il dogma di base. Ne nasce un comportamento inquisitorio di intolleranza verso chi professa una qualche eresia. Quindi, come ai tempi dell'Inquisizione, si lavora di tenaglie roventi, di membra disarticolate e di roghi: per il benessere spirituale del torturato, per la salvezza del bruciato vivo. Nella nuova chiesa laica, anzi laicista, quella che non vuole fare i conti con nessuna forma di trascendenza, e quindi con nessuna forma di giustizia e di umanità, i nuovi fondamentalisti devastano il corpo della società in nome della sua stessa salvezza che passa necessariamente per quella delle élite finanziarie che la sovrastano.
Sia chiaro, la prospettiva che il sistema finanziario collassi fa gelare le vene ai polsi. Ma il problema con l'impostazione mentale delle élite che ci governano è che l'unica soluzione nel loro orizzonte è il rilancio delle stesse mosse, come in un bluff che ad ogni giro accresce il rischio e che non potrà continuare all'infinito, con la speranza, per me infondata, di irretire nel gioco anche economie forti, come quella cinese.
È l'apoteosi della falsa coscienza del Potere: faccio questo perché ci credo, e ci credo perché è mio interesse, anche se non ammetterò questo intreccio nemmeno a me stesso (c'è una bella differenza tra falsa coscienza e cattiva coscienza: la prima è la beatificazione della seconda).
10. L'Unione Europea raccomanda esplicitamente che il green pass non sia usato come forma di discriminazione, anche rispetto a chi non ha voluto vaccinarsi. In secondo luogo raccomanda che non sia utilizzato come mezzo di pressione per costringere alla vaccinazione. Ma a noi queste raccomandazioni sono entrate da un orecchio e uscite dall'altro, per l'esultanza dei vari Burioni [4].
Ma lasciando pure perdere ciò che dice la UE (che è sacrosanto e inviolabile solo quando permette di fregare le classi subalterne), in Italia l'obbligo vaccinale deve essere decretato da una legge, non imposto con un ricatto. E la legge deve essere coerente con la Costituzione. E probabilmente non è costituzionale obbligare i cittadini a sottoporsi a una sperimentazione scientifica (perché tale è fino al 2023, e non per via di lungaggini burocratiche, ma perché ci vuole tempo per capire sperimentalmente quel che nel tempo succede. Lapalissiano, no? [5]). E la Costituzione afferma che in mancanza di questa legge ognuno ha il diritto di non vaccinarsi.
Io personalmente sono convinto che le persone adulte debbano vaccinarsi (ho dei dubbi per i più giovani, sia per via del rapporto rischi/benefici, sia per via della totale e riconosciuta, dalle stesse case produttrici, ignoranza sugli effetti collaterali a non cortissimo termine dei vaccini). Ma io ho un'opinione, non legifero. E la mia opinione (ma anche quella di medici, virologi ed epidemiologi), seppur condivisa da molti, fossero anche la maggioranza della popolazione, non fa giurisprudenza.
Questo è il passaggio cruciale: se a un governo viene permesso di ignorare, o meglio disattendere scientemente, le procedure legali e costituzionali usando il ricatto (o ti vaccini o tu e la tua famiglia morite di fame), ogni cosa a seguire, seppur esplicitamente in contrasto con la Costituzione, sarà permessa. Ecco il metodo Juncker applicato.
Era quindi un ingenuo Renzi, quando cercò di manomettere la costituzione repubblicana con un referendum che gli si ritorse contro. Draghi usa altri metodi, usa l'emergenza, il ricatto e la connivenza. Certo, la mala esperienza precedente di Renzi ha insegnato e le circostanze stanno aiutando Draghi. Ma non è solo questo. Renzi voleva essere “compliant” con la reprimenda della finanza internazionale contro le costituzioni antifasciste europee, troppo “socialisteggianti” [6]. Ma era un ronzino che si credeva un purosangue ed ubbidì precipitosamente pensando di essere in grado di saltare ogni ostacolo. Draghi invece è veramente un cavallo di razza. Certo, oggi della richiesta di JPMorgan il pubblico non si ricorda più e nessuno di certo gliela rammenta (anche perché oggidì a tirar fuori certi documenti che pure sono scritti nero su bianco si rischia di essere tacciati di complottismo - metà premi Pulitzer lo sarebbero, perché ovunque nel mondo occidentale la democrazia è in ritirata). Certo, l'emergenza sanitaria ora permette di tentare sperimentazioni anticostituzionali o post-costituzionali, passi concreti verso la codifica del regime di neo-signoria. Ma la classe non è acqua. E seppure Trump abbia dimostrato che un membro dell'aristocrazia può diventare un Masaniello, un Masaniello non può diventare un membro dell'aristocrazia.
Roma, 13-10-2021
[1] https://roma.repubblica.it/cronaca/2021/10/11/news/poliziotto-321804308/
[2] Il senso dell'ultima frase venne esplicitato da Cossiga: “I poliziotti devono mandare tutti i manifestanti all'ospedale”.
Per non aver isolato preventivamente i fascisti (tutti stranoti e con un capo sottoposto addirittura a sorveglianza speciale) e per l'operato degli agenti infiltrati, la Lamorgese dovrebbe solo star zitta e dare le dimissioni immediate.
[3] Jean-Claude Juncker (ex presidente dell’Eurogruppo), Der Spiegel, 21 dicembre 1999.
[4] Regolamento (UE) 2021/953 del 14 giugno 2021.
Considerando numero 36. “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l'opportunità di essere vaccinate.”. E a questo punto scatta la censura nella traduzione. Ovvero, il nostro governo censura una raccomandazione della Commissione Europea. Infatti il testo originale continua così: “o hanno scelto di non essere vaccinate”. Questa parte è stata poi ripristinata nella “rettifica” di luglio, dopo interrogazioni formali in sede europea.
Il considerando 36 si conclude in questo modo: “Inoltre, il presente regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati.”
Un “considerando” (“whereas” in Inglese) non è una norma. Quindi ogni governo europeo può non tenerne conto. Ovvero può non tener conto delle indicazioni, delle raccomandazioni e dello spirito di decisioni normative della Commissione Europea. Benissimo. Ma noi siamo il Paese dove si introdusse in Costituzione il raccapricciante – sotto ogni profilo pratico e teorico – obbligo di pareggio di bilancio solo su raccomandazione della Commissione Europea (il Fiscal Compact non istituiva nessun obbligo) e addirittura prima che il Fiscal Compact stesso venisse approvato. L'autore di questo capolavoro fu Monti, un altro premier votato da nessuno, catapultato dall'alto e sostenuto dalla sinistra (si noti che secondo questa manomissione della nostra Carta fondamentale, un redivivo sir John Maynard Keynes, il più grande economista del Novecento, teorico della spesa in deficit, potrebbe essere arrestato per attentato alla Costituzione). Quindi, quando fa comodo le raccomandazioni europee diventano, fraudolentemente, norme.
[5] Ad esempio, la proteina spike rimane confinata nel luogo dell'inoculo e ai linfonodi associati, o entra in circolo? E se entra in circolo che succede? Il dibattito è aperto:
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