Lettori fissi

martedì 21 gennaio 2025

LO STATO DEL MONDO ALL'ATTO
DELL'INSEDIAMENTO DI TRUMP


Ricevo dall'amico Piero Pagliani questa fotografia della situazione geopolitica mondiale nel momento del cambiamento di leadership al vertice Usa

Carlo Formenti 



«Tu sei la prima ragione, tutti i tuoi sogni sono la seconda»

di Piero Pagliani






Alla presenza dei personaggi istituzionali, di Giorgia Meloni come unico leader europeo invitato, e del gotha del Big Tech al completo (che aveva sempre sostenuto i Dem), con l'assenza di Zelensky, Netanyahu e von der Leyen e delle rinunciatarie Nancy Pelosi e Michelle Obama, Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca.


Il suo discorso inaugurale è stato reazionario-libertarian. Un discorso ultranazionalista (normale per i presidenti statunitensi), che ha toccato vari punti. La sicurezza/immigrazione (con punte estremiste a lui consone: gli irregolari sono tout court criminali), dazi e protezionismo contro chiunque, il ritorno deciso e aggressivo al fossile (con ringraziamento ai lavoratori dell'industria dell'auto) senza la minima

preoccupazione ecologica (ma con il “verde” Biden l'estrazione di gas e di petrolio ha già raggiunto punte non superabili), la fine delle censure (woke) e il ritorno alla “piena libertà d'espressione”, il ritorno al primato militare ma anche la pace e il rifiuto a farsi invischiare in guerre (ha giustamente rivendicato la tregua a Gaza, la fine, per ora, di quel genocidio che Biden ha sostenuto ed è stato una delle cause

della sconfitta Dem). E poi il reintegro di chi è stato espulso dalle Forze Armate perché non vaccinato contro il Covid e il rimborso dello stipendio non percepito (Biden ha pensato bene di pre-graziare Anthony Fauci).


E infine l'immancabile professione di fede nell'eccezionalità degli Usa. È, ha detto Trump, l'inizio di 4 anni grandiosi per gli Stati Uniti.


Un giudizio? Il discorso di un'America che sta soffrendo una grave crisi economica, politica, militare e geopolitica e che vuole un riscatto, che crede nel riscatto, contro tutti gli altri e rivolto a tutti gli statunitensi, con tanto di citazione del “sogno” di Martin Luther King. E con citazione del presidente McKinley che col suo protezionismo aveva “preparato i soldi per Theodore Roosevelt” (e la sua politica

di interventismo statale in economia, contro il laissez-faire). Fine del Green Deal, fine del Free Trade e riarmo per far rinascere l'America. Un discorso duro che rivela

un'America debole.


Durezza e debolezza. Saranno la cifra di questa presidenza. Una combinazione che potrebbe essere esplosiva.



Dunque Donald Trump ha giurato inaugurando il suo secondo mandato, non consecutivo. Diciamolo subito: qualsiasi notizia da oltre Atlantico inquieta, qualsiasi fenomeno e qualsiasi amministrazione. Ciò che non inquieta è tenuto nascosto dai media, emarginato da chi conta, come il pensiero di Jeffrey Sachs o Noam Chomsky, fiaccole accademiche tenute sotto il moggio, per usare l'espressione del Vangelo, oscurati perché scomodi per il potere imperiale. Oppure ha vita effimera, come il divieto di fornire assistenza militare al battaglione, poi brigata, Azov perché responsabile di crimini e al centro di una rete mondiale neonazista: il bando è durato 4 anni (ma di fatto l'assistenza è stata fornita lo stesso, come mostrano foto e documenti). Poi Biden ha deciso ufficialmente che non erano più nazisti, ma brave persone.


Insomma, in tutto l'Occidente è la stessa cosa. Noi, qui in Italia, siamo in attesa che chi dimostra venga ipso facto messo in galera o denunciato e che i servizi segreti entrino a curiosare nelle università per motivi di “sicurezza nazionale”.


Taci! Il nemico ti ascolta! Siamo tornati ai bei tempi: Quando c'era lui, caro lei …



Insomma, anche l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca inquieta. Continuano le notizie da parte del cerchio trumpiano sui contatti ad alto livello con le controparti russe e addirittura sulla preparazione già in atto dei futuri colloqui sull'Ucraina nonché l'insistenza di Usa, UE e Nato sul “congelamento” del conflitto.


E continuano anche le docce fredde da parte russa. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, dopo aver detto che la Russia è attenta a qualsiasi segnale di volontà di colloquio, rispondendo alla domanda di un giornalista se la Russia sta preparando un documento sulla crisi Ucraina indirizzato agli Stati Uniti, ha risposto:


«La sua domanda mi riporta alla mente una nota canzone di Igor Nikolaev, “Tu sei la prima ragione, tutti i tuoi sogni sono la seconda.” Mi sembra che questo sia il modo in cui debba essere composto un tale documento» [1].


Il punto è questo: non ci sarà nessun negoziato su ciò che rimane dell'Ucraina e sul congelamento della linea di contatto. I colloqui, se ci saranno, verteranno su una versione 2.0 della “coesistenza pacifica”, cioè sulla proposta russa di una nuova architettura di sicurezza indivisibile, quella che nel dicembre del 2021 la Nato ha “naturalmente rifiutato” (Jens Stoltenberg) e che ora dovrà prendere in considerazione dopo oltre 1 milione di soldati ucraini morti o feriti e la distruzione del Paese. 


E non perché la Russia sta “vivendo un periodo fortunato” (“is on a roll”) come dice il John Mearsheimer, ma perché Mosca sta raggiungendo i suoi obiettivi, che non sono territoriali se non come side-effect, bensì la demilitarizzazione dell'Ucraina alla quale seguirà la sua denazificazione. Ovvero sta annientando le forze del nemico, cioè di Kiev e della Nato, salvaguardando le sue, per poter imporre la propria volontà politica, cosa che è l'obiettivo di ogni guerra (von Clausewitz docet). Così infatti ancora la Zakharova:


«Il Presidente della Russia,Vladimir Putin, in precedenza ha preso iniziative per una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina: Mosca cesserebbe immediatamente il fuoco e dichiarerebbe la sua disponibilità ai negoziati dopo il ritiro delle truppe ucraine dal territorio delle nuove regioni della Russia. Inoltre, ha aggiunto, Kiev deve dichiarare il suo rifiuto di entrare nella Nato e portare avanti la smilitarizzazione e la denazificazione, nonché adottare uno status neutrale, non allineato e libero dal nucleare. Il leader russo ha anche menzionato la revoca delle sanzioni contro la Federazione Russa».



Mosca non negozierà quindi con Kiev, ma con Washington, secondo i propri termini. Presi dalla disperazione, gli ex “Grandi” europei, la Francia e gli UK, preoccupati di essere tagliati fuori, si agitano sognando un'armata di interposizione congiunta da schierare in Ucraina dopo i negoziati. Così ci informa il tabloid britannico “The Telegraph” [2]. Starmer e Macron, un duo ridicolo pronto per essere gettato nella pattumiera dai rispettivi popoli, non hanno ancora capito che non ci sarà nessun

“congelamento” del conflitto e quindi nessuna loro forza di interposizione. E più che altro non hanno capito che la Francia e gli UK non contano più niente.


Se ci sarà la pace, essa riguarderà la “larger picture”, dalla quale tutta l'Europa è tagliata fuori politicamente e sempre più economicamente.


I più alti funzionari russi lo stanno ripetendo da tempo. Per ultimo Nikolaj Patrushev, membro permanente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa e alto consigliere del Cremlino: «Non c'è niente da discutere con Londra o Brussels». I negoziati saranno solo con Washington [3].



Trump è di fatto il protagonista della tregua di Gaza (sperando che regga). Sembra che non voglia sinceramente farsi invischiare in una grande guerra in Medioriente. Vuole negoziare. E anche lì si troverà di fronte Putin. La Russia ha infatti appena firmato un patto di collaborazione strategica con l'Iran. I termini militari dell'accordo saranno firmati separatamente dai rispettivi ministri della Difesa. E sicuramente saranno segreti. Quindi si potranno fare solo ipotesi. Quel che è noto sono a grandi linee gli accordi di cooperazione economica ed energetica. E qui salta all'occhio la pipeline che collegherà Iran e Russia tramite l'Azerbaijan [4]. E quando si parla di Azerbaijan si parla di un quasi protettorato turco e del Paese che attraverso la Turchia fornisce il petrolio a Israele. Ricordo anche i progetti di ripristino e potenziamento delle linee ferroviarie che collegano la Russia all'Iran passando per

l'Azerbaijan, l'Armenia e la Georgia.


Grossi interessi si muovono e collegano la Russia ai Paesi caucasici e al Vicino Oriente e oltre a ciò dopo aver visto la fine fatta dall'Ucraina, ben difficilmente gli Usa convinceranno l'Armenia e la Georgia a intraprendere azioni ostili contro la Russia, qualsiasi sia il loro governo. Tenuto conto di ciò, spostando ora lo sguardo sulla Siria si capisce perché il rovesciamento di al-Assad ha condotto a una situazione che è favorevole all'Occidente collettivo, innanzitutto a Usa, UK, Francia

e Israele, solo prima facie mentre in realtà i giochi sono aperti.


Per finire una notizia dalla Cina: il primo missile ipersonico aria-aria del mondo ha passato i test finali di resistenza. Non una bella notizia per l'US Air Force [5].


Questo è il mondo al giorno dell'inaugurazione di Trump. L'unica via d'uscita è l'adattamento da parte dell'ex unica superpotenza. Una strada costellata di straordinari ostacoli. E quindi dovremo aspettarci un Potus (President of the United States) aggressivo ma altalenante e a volte rinunciatario. Inoltre si tenga conto che sarà lui a doversi mettere sulle tracce di Putin e di Xi, non il contrario. Un'altra volta Dmitri Medvedev è stato franco e diretto:


«Se il problema di Biden era la sua inadeguatezza, la colpa della sua Amministrazione è che sul percorso con la Russia ha lasciato deliberatamente in eredità una difficile crisi ai suoi successori. I principali punti dannosi delle decisioni di Biden impiegheranno molto tempo a manifestarsi. E quindi  saranno estremamente difficoltosi da comunicare. La piena normalizzazione delle relazioni russo-americane si trascinerà per decenni. Benché a mio avviso allo stato presente sia di fondo impossibile. E, molto francamente, non è chiaro se sia affatto necessaria.» [6]



Per l'Europa non so cosa dire. Coi governi attuali e con l'attuale UE continueremo a fare i russofobi rabbiosi anche dopo che Washington avrà smesso di farlo. Siamo una sorta di Giannizzeri, quel corpo dell'impero ottomano formato da uomini nati cristiani e portati via da piccoli alle famiglie per diventare i più fedeli armigeri del Sultano. E anche i più fanatici e intransigenti: furono sterminati dal sultano Mahmud II perché si opponevano al “nuovo che avanzava”.



Note


[1] https://ria.ru/20250116/zaharova-1994023205.html?

utm_source=yxnews&utm_medium=desktop&utm_referrer=https%3A%2F%2Fdzen.ru%2Fnews%2Finstory %2Ff3c6e0bb-3192-561e-9782-089972580023


[2] https://www.telegraph.co.uk/news/2025/01/15/uk-france-talks-peacekeeping-troops ukraine-war-russia/


[3] https://www.mid.ru/fr/maps/us/1991801/?lang=en&COUNTRY_CODE=us#q24


[4] https://tass.com/economy/1901017

E' impossibile tenere separati questi sviluppi e l'attacco di Kiev, organizzato dagli UK e dagli Usa, contro il Turk Stream. Non è solo il tentativo di privare definitivamente l'Europa di gas russo a favore dell'LNG statunitense o

per ricattarla.


[5] https://thedefensepost.com/2025/01/20/china-test-hypersonic-missile/


[6] https://t.me/pozivnoy_kazman/18153

Nessun commento:

Posta un commento

LO STATO DEL MONDO ALL'ATTO DELL'INSEDIAMENTO DI TRUMP Ricevo dall'amico Piero Pagliani questa fotografia della situazione geopo...

più letti