EBBENE SI SONO NAZISTI, E ALLORA?
QUANDO ANCHE I TECNOCRATI ESIBISCONO LA SVASTICA
«Lassù sulle montagne bandiera nera:
è morto un partigiano nel far la guerra.
È morto un partigiano nel far la guerra,
un altro italiano va sotto terra.
Laggiù sotto terra trova un alpino,
caduto nella Russia con il Cervino.
Ma prima di morire ha ancor pregato:
che Dio maledica quell'alleato!
Che Dio maledica chi ci ha tradito
lasciandoci sul Don e poi è fuggito.
Tedeschi traditori, l'alpino è morto
ma un altro combattente oggi è risorto.
Combatte il partigiano la sua battaglia:
Tedeschi e fascisti, fuori d'Italia!
Tedeschi e fascisti, fuori d'Italia!
Gridiamo a tutta forza: Pietà l'è morta!»
Così nel 1944 il comandante partigiano Nuto Revelli trasformò il dolente canto degli alpini “Sul ponte
di Perati bandiera nera”, che il regime fascista aveva proibito perché “disfattista”.
Per il partigiano Revelli, l'alpino mandato a morire in Russia dal regime fascista resuscitava come combattente per la libertà.
Oggi la fantasia dei nostri governanti procede invece all'incontrario. Il giorno della battaglia di Nikolajewka, il 26 gennaio, è diventato per legge la “Giornata Nazionale degli Alpini”. Siamo in pieno revisionismo. La proposta di questa legge aveva come primi firmatari due esponenti della Lega. In modo evidente si vuole esaltare, seppur tramite un episodio di disperato eroismo durante la sua rovinosa sconfitta, l'aggressione nazifascista all'Unione Sovietica.
Cancel Russia! Questa è la parola d'ordine. Cancel Dostoevskij! Cancel Ciaikovskij! E i Russi se ne rendono perfettamente conto. Non solo l'appoggio a Putin è salito all'85%, ma durante i negoziati di Istanbul la preoccupazione che serpeggiava tra i Russi era che si accettassero condizioni che non garantissero la sicurezza della Madre Russia.
La battaglia di Nikolajewka |
I nostri media ovviamente queste cose non le dicono. Probabilmente nemmeno le sanno, occupati come sono a leggere le veline di Kiev e di Washington. Ma è preoccupante che i governi europei non se ne rendano conto. La situazione invece è chiarissima. Al di là della specifica questione del Donbass, la Russia non può permettere che un enorme stato sia utilizzato come testa d'ariete contro di essa. La Russia non può permettere che siano installati missili nucleari a 5/10 minuti di volo da Mosca. Ma non se lo può permettere nemmeno l'Europa e non se lo può permettere il mondo intero, perché missili strategici così vicini all'avversario in mano a pazzi furiosi che da 20 anni prevedono la possibilità del first strike vuol dire probabilità di guerra termonucleare [1]. Quindi la Russia, che finora ha mobilitato in Ucraina solo il 3% dei suoi soldati, vincerà questa guerra dovesse mobilitare il restante 97%, perché per lei è una questione di vita o di morte. Lo farà con o senza Putin. E' elementare capirlo. Il punto in discussione non è questo. Il punto è: la vincerà contro Zelensky o contro la Nato?
Cioè: la Nato entrerà in guerra contro la Russia?
La domanda che segue è questa: a cosa serve il crescendo di provocazioni e false flag?
E' raccapricciante che tutti i giorni ci chiedano di idolatrare i nazisti del battaglione Azov [2]. Ieri questi squadristi stra-armati e addestrati dalla Nato, hanno affermato che a Mariupol i Russi hanno usato non meglio specificate “sostanze chimiche”. In molti avevamo avvertito che questa accusa sarebbe stata prima o poi utilizzata (la prossima sarà simile o riguarderà fosse comuni o bambini uccisi per divertimento, ce ne è tutto un repertorio collaudato, basta leggere tra le righe quello che dice Zelensky). È un copione trito e ritrito, già visto ad esempio due volte in Siria, la prima volta sbugiardato dal MIT di Boston, la seconda dal reporter di guerra inglese Robert Fisk.
Questa volta ci pensa il Pentagono stesso, a cui fa eco, e questo è interessante, Foggy Bottom: “U.S. cannot confirm use of chemical weapons in Ukraine” [3].
Io la leggo così: ancora una volta i realisti al Pentagono gettano acqua sul fuoco. La novità è che stavolta anche Washington sembra preoccuparsi di dove può portare l'isteria di Kiev (e di alleati come la Polonia e i Paesi baltici). Un conto è se questa isteria permette di inviare in ucraina vecchi carri armati, vecchi sistemi d'arma come gli S-300, vecchi Mig di epoca sovietica che non cambiano di una virgola l'andamento della guerra (di fatto è un doppio affare: politico perché fanno vedere che l'Occidente si dà da fare, economico perché smaltirli in patria costerebbe molto, ma se vengono distrutti in Ucraina dai Russi ai contribuenti non costa nulla – costa solo qualche soldato e qualche civile in più morto, ma chi se ne frega). Un altro conto è dare inizio a una guerra paneuropea col rischio di esservi trascinati dentro.
Se per ora quindi scartiamo l'ipotesi che questa escalation verbale debba preludere a una drammatica escalation militare della Nato, cerchiamo di capire perché l'Occidente ripete sempre, alla nausea lo stesso copione di patenti provocazioni e fake news.
Il battaglione Azov |
1a ipotesi: si vuole influenzare l'opinione pubblica russa. Improbabile (o comunque è idiota pensarlo). I Russi già si fidavano poco degli occidentali (paradossalmente se ne fidava più il Cremlino del russo medio [4]) e adesso il loro disprezzo è pressoché totale. Tra l'altro se devono credere alla propaganda di guerra, credono alla loro. Al contrario di noi conoscono, sicuramente enfatizzate ma reali, le testimonianze sulle atrocità perpetrate dai comandanti e dai miliziani nazionalisti ucraini sui civili e sui soldati ucraini stessi. Sanno, o per lo meno credono, che i loro ragazzi non commettono atrocità gratuite. In più hanno visto i filmati della fucilazione dei loro ragazzi prigionieri e hanno visto le foto di alcuni di loro che appaiono sgozzati. In più hanno visto i filmati dei loro ragazzi prigionieri torturati. In più hanno letto l'invito di autorità ucraine a castrare i prigionieri di guerra russi perché “non uomini, ma scarafaggi” [5]. In più sanno che questo è il modo di operare e il linguaggio dei nazisti, perché li conoscono fin troppo bene. E questi filmati e queste notizie sono state fatte circolare proprio dagli ucro-nazisti per esasperare il conflitto e impedire ogni prospettiva di pace.
2a ipotesi: vogliono influenzare l'opinione pubblica occidentale. Questo è certo. Da una parte sanno che zombificandoci completamente potremmo accettare un'eventuale, benché per adesso non probabile, intervento diretto in guerra (se a Washington il partito realista dovesse cedere, perché ai “crazy freaks in Washington”, un'Europa parzialmente in fiamme per qualche mese, potrebbe non dispiacere). In secondo luogo immaginano che essendo noi stati da loro puntigliosamente forgiati a esseri “diversamente intellettivi”, queste notizie ci rinsaldano in un crescente odio viscerale e di lunga durata per la Russia, cosa che, come vedremo, è necessaria. Negli Stati Uniti questo sentimento è ormai diffusissimo, ma in Italia molto di meno e quindi abbiamo bisogno di essere “educati” ulteriormente.
Ma c'è anche un altro motivo, anzi un meta-motivo che non ha a che fare col volgo ma con i governi, con i decisori e quindi è anche più interessante: verificare chi è disposto a fare atto di sudditanza proclamando di credere a cose che sa invece essere falsità patenti.
Dei morti di Bucha si sa solo che sono morti. Si scoprono fosse comuni, ma ancora non è uscito un testimone dei massacri. Possibile che i Russi così attenti evidentemente a tenere tutto nascosto (cosa difficile in una città minuscola) poi prima di ritirarsi ordinatamente lasciano in giro decine di cadaveri a cielo aperto che possono essere addirittura identificati da un satellite? Loro, gli inventori dello Sputnik non sanno che ci sono i satelliti? Nascondono un po' di morti e un po' ne lasciano in giro anche se per due giorni nessuno se ne accorge? Perché li hanno uccisi e come li hanno uccisi? Tutto può essere ma occorre un'inchiesta. Zelensky aveva detto che voleva un esame dei fatti all'ONU. Anche i Russi lo vogliono. Ma gli UK si oppongono. Secondo Mosca potrebbe saltar fuori che i morti (tutti i morti?) di Bucha erano “collaborazionisti dei Russi” uccisi dai nazi e dalla polizia segreta (la famigerata SBU [6]). Dicono che stanno emergendo prove a sostegno di questa ipotesi, Ci sarebbero intercettazioni, ci sarebbero filmati e foto in cui i cadaveri hanno le mani legate e al braccio il nastro bianco che i Russi hanno chiesto ai civili di indossare per poter girare tranquillamente. E che lo potessero fare lo ha ammesso anche il sindaco, Anatoly Fedoruk, quello che ha parlato di “vittoria ucraina” e per due giorni non si è accorto che dietro al municipio c'era un viale pieno di cadaveri. Di fatto si sa solo che laggiù ci sono molti morti. E gli interrogativi aumentano. E dubbi ne hanno anche politici ucraini all'opposizione.
Del bombardamento di Kramatorsk invece non si parla più. Da che è risultato chiaro che è stato compiuto dagli ucraini, si è messa la sordina. Nessuno che chiede un'inchiesta o che va a farla. Quei morti non sono più importanti.
Ieri, allora, in sostituzione, i nostri media ci hanno chiesto di assoggettarci ai nazisti del battaglione Azov, glorificando non solo, come al solito, il loro “eroismo”, ma anche accettando la loro credibilità riguardo le affermazioni sull'uso di “sostanze chimiche” (uso fatto dai Russi in una città etnicamente russa e piena di truppe russe). Più realisti del re, dato che il re, come si è visto, ha espresso dei dubbi.
Ma tant'è. Ormai siamo in pieno “mood” antirusso e vanno bene anche le svastiche. Allo stesso modo, la Giornata degli Alpini non chiede di ricordare per disapprovarla l'aggressione nazifascista, men che meno chiede di onorare l'alpino morto che risorge come partigiano, ma ci incita a magnificare, questa è la sostanza, l'eroismo “contro i Russi” per «far prevalere i valori della Civiltà e dei popoli d'Occidente sulla barbarie dei territori orientali» (copyright Giorgio Napolitano, 1941).
E' sconcertante questo ripetersi della Storia: così come dopo circa ottant'anni Sarajevo è ritornata al centro di guerre europee, oggi dopo circa ottant'anni lo è di nuovo il Fronte Orientale con tutta la retorica che rigurgita dai nostri tempi più bui.
Io sono costernato. Non so voi. Io, figlio di partigiano, con la madre militante nel CNLAI, con uno zio torturato dai fascisti, con un cugino arrestato a diciannove anni dalla Gestapo e morto a venti in campo di concentramento in Germania, io che il giorno del mio quattordicesimo compleanno sono stato portato dai miei a visitare il campo di Mauthausen perché “dovevo capire”, io sono costernato e disgustato.
Tuttavia questo ennesimo atto di revisionismo storico e di sdoganamento del nazifascismo mi chiarisce meglio ciò che ci attende.
Questa guerra o si trasformerà nell'olocausto nucleare o, come succede a tutte le guerre, finirà.
Quando una guerra finisce si firma un trattato di pace e tra le ex parti nemiche iniziano proficui scambi economici o addirittura esse si alleano. Ma in questo caso non sarà così. Il conflitto durerà anni e anni, perché è epocale. Il confronto anglo-olandese (penultima crisi sistemica) durò dal 1652 al 1784, e si svolse in quattro guerre. Il conflitto USA/UK-Germania (ultima crisi sistemica) durò dal 1914 al 1945 e si svolse in due fasi (prima e seconda guerra mondiale). Il conflitto attuale Est-Ovest (crisi sistemica in corso) è iniziato con le guerre nei Balcani e finora conta oltre a quelle, le guerre in Cecenia, in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e Yemen (più una serie di colpi di stato, riusciti o falliti, mascherati da “rivoluzioni colorate”, dalla Lituania fino a Hong Kong, dove operarono anche diversi nazisti ucraini). Se anche gli Usa daranno il permesso a Kiev di trattare veramente con Mosca e si arriverà a una pace o a una tregua, il conflitto Est-Ovest rimarrà aperto. Ci sono mille modi e mille luoghi per continuarlo.
Il mondo sarà sempre di più spaccato in due, perché questo è il progetto degli Stati Uniti, progetto a questo punto fatto proprio anche dalla Russia: da una parte noi, l'Occidente (con Giappone, Australia e Nuova Zelanda), cioè il 16% della popolazione mondiale, la sedicente “comunità internazionale”, che pretende di assoggettare il rimanente 84%, dall'altro l'84% degli umani che non vogliono più essere assoggettati da noi e quindi saranno qualificati come nazioni incivili, autoritarie, canaglia, illiberali, insomma: selvagge.
Noi, che dell'intera galassia siamo i campioni insuperabili nelle guerre di ogni tipo e nell'oppressione coloniale o economica degli altri popoli e siamo i leader mondiali nella produzione seriale di menzogne, una più spudorata dell'altra, ancora una volta ci dovremo sobbarcare il «fardello dell'uomo bianco» (Kipling) e portare col ferro e col fuoco la civiltà nel mondo.
In the process, l'Europa, ostaggio del “destino manifesto” statunitense e del suo sogno che questo iniziato con le Torri Gemelle sia ancora “a new American century”, questa Europa, dicevamo, si suiciderà. Fine della civiltà europea, fine del suo pensiero, fine dei suoi valori (una parte sopravviverà grazie ai “barbari”).
Se continueremo per questa strada il futuro, infatti, non è difficile da prevedere. Una sintesi a braccio? Eccola, è all'insegna della concentrazione e centralizzazione di capitali e del trasferimento di enormi quote di ricchezza, dalla società verso il colosso finanziario dai piedi d'argilla. In termini più ampi, assisteremo al tentativo degli Stati Uniti di scaricare sull'Europa l'entropia là prodotta dai processi di accumulazione.
0. Entreremo in un prolungato periodo di stag-flazione, stagnazione con inflazione, cosa che la dottrina economica non prevede ma che succede. Successe negli anni Settanta del secolo scorso. E succederà tra poco. La prima volta perché si cercava di attuare politiche anticicliche per contrastare una crisi che invece era sistemica, politiche che entravano in collisione con la nuova strategia di accumulazione che andava nella direzione della finanziarizzazione. Questa volta, al contrario, per soccorrere la finanziarizzazione stessa e permetterne una “demolizione controllata” che favorisca luoghi e casi, e per rilanciare l'economia reale (cioè il suo profitto), sempre in alcuni luoghi e in alcuni casi. La stag-flazione degli anni Settanta del XX secolo fu il preludio alla globalizzazione-finanziarizzazione, quella degli anni Venti del XXI secolo sarà il preludio alla deglobalizzazione-definanziarizzazione.
1. Decine di migliaia di piccole e medie imprese falliranno. Alcune saranno assorbite dal grande capitale che a sua volta si riorganizzerà.
2. Tra i pochi settori industriali in espansione spiccheranno quelli collegati all'industria delle armi. Lo stesso varrà per la ricerca.
3. Il settore turistico verrà devastato.
4. Il settore culturale sarà lo spettro di se stesso.
5. L'agricoltura arrancherà. La scarsità di gas, ad esempio, penalizzerà la produzione dei fertilizzanti (negli UK la CF Industries Holdings ha deciso si chiudere fino a data da destinarsi i suoi stabilimenti di Teesside e Cheshire, dove 600 persone producono il 40% dei fertilizzanti usati nel Regno Unito). Le nostre esportazioni agricole crolleranno, strette tra la chiusura degli sbocchi a Est e l'aggressiva invasione dell'agribusiness statunitense (il Midwest non è meno strategico di Wall Street). Gli USA metteranno un'ipoteca sulla possibilità stessa di nutrirsi degli Europei.
6. Decine di migliaia di mutui e di prestiti personali e aziendali non saranno redimibili. Un'enorme quantità di case, di negozi, di imprese, di risparmi, passerà alle banche. Di fatto il più semplice cittadino verrà trattato come un “oligarca russo”: gli verrà sequestrato tutto.
7. Molte imprese finanziarie collasseranno, assieme ai nostri risparmi. Altre, poche, trarranno invece grossi benefici. Impossibile ora sapere quanto dureranno nel tempo.
8. Scordiamoci il welfare, la protezione sociale se non nella forma di moderne “poor laws” (reddito di cittadinanza et similia), scordiamoci la sanità pubblica, la scuola pubblica, i trasporti pubblici. Scordiamoci l'acqua pubblica e i servizi essenziali pubblici. Sarà tutto progressivamente privatizzato, de facto o de jure, per salvare, anche con questo, alcuni grossi grumi di capitale sovraccumulato e potere finanziario a rischio.
9. L'aspettativa di vita diminuirà, ma l'età pensionabile no (in Italia è la furbata della Fornero: l'adeguamento è a senso unico). Di fatto il sistema pensionistico passerà progressivamente e velocemente, de facto o de jure, in mani private.
10. La percentuale di popolazione sotto la soglia di povertà (già oggi allarmante) incrementerà in modo drammatico.
11. La criminalità aumenterà.
12. Ci sarà un'impennata di conflitti etnico-culturali, o pseudo tali, tra italiani ed immigrati e tra immigrati.
13. I problemi ecologici peggioreranno.
14. I conflitti sociali saranno repressi sistematicamente, non sarà tollerato nessun reale dissenso, la sorveglianza di massa, il “panopticon” sociale, avrà un raggio illimitato, le libertà di pensiero e di espressione saranno di fatto un ricordo remoto. Dimenticatevi di come si è vissuto finora.
Insomma: avete in mente la nostra Costituzione nata dalla Resistenza? Sì? Ebbene, scordatevela. Succede anche in Germania e in Giappone dove stanno per riarmarsi fino ai denti, in diretto conflitto con le loro Carte fondamentali. E' un mondo intero che si sta rovesciando. Già lo vedevamo nei partiti di sinistra che, come ha sintetizzato l'economista statunitense Michael Hudson, hanno ormai come unico compito quello di «tradire i propri patti costitutivi».
Chi, come me è cresciuto col boom economico, con le lotte operaie e studentesche, con l'idea di poter trasformare in meglio il mondo (tutte cose collegate) è, già ora, in pieno trauma. Per capire e cercare di agire occorre un riposizionamento gestaltico. E' assolutamente necessario, ma è difficile e soprattutto è scomodo perché quasi sempre impone di separare il nostro essere sociale dalla nostra coscienza di classe, nel senso ampio della nostra percezione delle cose politiche e storiche.
Conosco la mia generazione. Aveva già scelto da che parte stare in questa guerra prima ancora che scoppiasse, prima ancora che ne avesse sentore. Si era già predisposta da sola al lavaggio del cervello della propaganda dei media con l'elmetto: la mia generazione sta dalla parte della sua gioventù passata, dei suoi sogni e delle sue speranze sfiorite, tutte cose che erano garantite dall'ombrello dell'egemonia statunitense; tutte, anche l'antimperialismo old fashion, persino un certo comunismo. Non è un paradosso paragonare la resistenza ucraina contro i Russi a quella vietnamita contro gli Americani. Vuol dire non capire un cazzo, ma non è un paradosso. Se vogliamo è una forma di narcisismo senile, è l'effetto di un Viagra culturale. Sicuramente è un ostacolo insormontabile al riposizionamento gestaltico che, solo, ci potrebbe fare agire per fermare questo governo e questa Europa che corrono verso il baratro e pretendere per prima cosa un patto globale di disarmo.
Stiamo entrando nell'era post-contemporanea.
Per diversi aspetti mi sorprende: non pensavo che il fascismo tecnocratico, quello previsto da Pier Paolo Pasolini, quello non «umanisticamente retorico» ma «americanamente pragmatico» il cui fine è «la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo», si sarebbe avvalso del fascismo con la svastica. Ma evidentemente avevo una visione troppo teorica del fascismo tecnocratico. Anche il grande Pasolini lo inquadrava nell'epoca del suo sviluppo. Ma nell'epoca della sua crisi e del suo tentativo di rigenerarsi, le cose sono atrocemente cambiate.
Stiamo viaggiando verso il lato oscuro di Krypton.
[1] E' l'American Nuclear Posture approvata da Bush jr e mantenuta dalle amministrazioni seguenti:
https://www.cfr.org/backgrounder/no-first-use-and-nuclear-weapons
https://www.armscontrol.org/act/1999-07/features/natos-nuclear-weapons-rationale-first-use
[2] Fino solo a un anno fa i nazisti ucraini non godevano di una buonissima stampa negli USA: https://time.com/5926750/azov-far-right-movement-facebook/
Non solo, ma nel giugno del 2016 la House of Representatives aveva approvato un emendamento bipartisan al Defense Appropriations Act che alla Sezione 10009, recita “Prohibits funds provided by this bill from being used to provide arms, training, or other assistance to the Azov Battalion”. Votazione festeggiata in questo modo da uno dei promotori, John Conyers: “Sono grato che la House of Representatives abbia approvato all'unanimità i miei emendamenti ieri sera per garantire che i nostri militari non addestrino membri del ripugnante battaglione neonazista Azov, insieme alle altre mie misure per tenere fuori da queste regioni instabili i MANPAD pericolosi e facilmente trafficabili”. In altre parole gli USA stanno agendo in totale spregio alle loro stesse leggi:
https://www.congress.gov/bill/114th-congress/house-bill/2685
[4] Infatti il Cremlino è pieno di cosiddetti “integrazionisti atlantici” che ora, visto che l'integrazione con l'Occidente è fallita, rischiano l'epurazione (si veda il caso di Dmitry Peskov, il portavoce di Putin).
[6] “I dati accumulati dal primo rapporto della Foundation for Democracy Studies forniscono elementi per concludere che la tortura e il trattamento disumano inflitti dalle Forze di sicurezza dell'Ucraina (SBU), dalle forze armate ucraine, dalla Guardia nazionale e da altre formazioni all'interno del ministero dell'Interno dell'Ucraina, così come i gruppi armati illegali, come Settore Destro, non solo hanno continuato, ma stanno aumentando di scala e stanno diventando sistematici”. (2° rapporto OCSE “War crimes of the armed forces and security forces of Ukraine: torture and inhumane treatment” https://www.osce.org/files/f/documents/e/7/233896.pdf).
Questo per quanto riguarda la “lotta per la democrazia”.