PERCHE’ HO ACCETTATO DI METTERCI LA FACCIA(E PERCHE’ PENSO DI MERITARE LA FIDUCIA DEGLI AMICI CHE HANNO ANCORA IL CORAGGIO DI DIRSI COMUNISTI)
Qualche parola sulle ragioni per cui ho accettato il ruolo di capolista per il Partito Comunista alle prossime elezioni per il comune di Milano. In primo luogo, va ricordato che questa tornata di amministrative coinvolge un quarto dell’elettorato italiano e cade in un momento di grave crisi istituzionale, che vede ridursi ulteriormente gli spazi di democrazia nel nostro Paese, per cui assume inevitabilmente un chiaro peso politico. Se l’ammucchiata dei partiti di destra, centro e sinistra che sostengono (o fungono da opposizione del re) il governo del banchiere Draghi, dovesse confermare complessivamente la propria consistenza, o se l’unica forma di protesta si riducesse a un’astensione più o meno consistente, ci saremo assicurati altri anni di “riforme” antipopolari. Se invece l’unica forza di opposizione che si colloca al di fuori di questo sistema ottenesse un significativo ampliamento della propria capacità di rappresentanza, si sarebbe compiuto un piccolo passo avanti verso un’inversione di tendenza dopo decenni di incontrastato dominio liberal liberista.
C’è poi la specifica situazione di Milano. Una città che, dopo essere stata – fino alla fine dei Settanta, la capitale della resistenza operaia al dominio padronale – e dopo essersi trasformata – negli anni Ottanta – nella Milano da bere della svolta postmoderna, e infine dopo essere divenuta la punta di diamante – dai Novanta a oggi – della “guerra di classe dall’alto” contro i lavoratori, si pavoneggia oggi come una vecchia imbellettata che nasconde sotto il trucco pesante le sue magagne, per spacciarsi da giovin signora, avanguardia della modernizzazione, portabandiera dei diritti individuali e di superiori livelli di civiltà e cultura, culla della tecnologia avanzata, delle professioni creative e dei consumi opulenti.
Ma basta grattare un po’ il trucco per vedere il volto da megera che nasconde. Come la facciata del grattacielo bruciata come un cerino perché chi lo ha costruito non ha utilizzato materiale ignifugo (sfiorando una strage come quella del grattacielo londinese andato a fuoco qualche anno fa) simbolo di decenni di speculazione immobiliare selvaggia. Come lo sfruttamento delle migliaia di lavoratori della gig economy, dei migranti addetti ai servizi alla persona, dei lavoratori precari, part time e saltuari che tengono in piedi il terziario “avanzato”, vanto della metropoli della moda, del design, della comunicazione. Come la presunta sanità “di eccellenza”, quasi integralmente privatizzata, che ha dato pessima prova di sé di fronte alla sfida del covid 19, mettendo in luce lo stato disastroso della sanità pubblica, a partire dall’assistenza dei medici di base che, ove opportunamente supportata, avrebbe potuto evitare l’assalto ai reparti di rianimazione e il pesante bilancio di vittime. Come un sistema educativo che si è progressivamente riconvertito a serbatoio di ricambio delle élite, espellendo progressivamente i figli delle classi subalterne, e riconvertendo i programmi per renderli funzionali alla trasmissione del pensiero unico alle giovani generazioni. Come le periferie che affondano nel degrado ignorate da chi vive e lavora “downtown” in un centro gentrificato da cui sono stati espulsi tutti coloro che non possono permettersi certi affitti. Queste e molte altre le buone ragioni per cui è importante dare forza al Partito Comunista, l’unico modo per riaprire uno spazio di democrazia e conflitto sociale (le due cose stanno insieme) in questa città invecchiata presto e male.
Per spiegare come il PC intende affrontare concretamente questi e altri problemi lascio la parola al programma che troverete nel sintetizzato nel volantino qui sopra. Aggiungo solo che i motivi che mi hanno indotto a scegliere di correre per il PC, piuttosto che per una delle altre forze che si rifanno alla tradizione comunista, riguardano, fra gli altri, la posizione che questo partito ha assunto sui temi della nuova guerra fredda, del conflitto sino-americano, della lotta contro la Nato e contro questa Europa, dominata dalle lobby finanziarie e pronta a equiparare – con il massimo disprezzo della realtà storica – nazismo e comunismo (vedi quanto ho scritto sul mio blog qualche settimana fa: https://socialismodelsecoloxxi.blogspot.com/search?q=cinque+buone+ragioni ). Ciò detto è il caso di spendere qualche altra parola sui motivi per cui vi chiedo di mettere una croce sul mio nome. Non sono mai stato bravo a tessere le mie lodi o a vantare i miei meriti. Quanto alle mie idee sul mondo in cui ci tocca vivere e sul modo in cui sarebbe possibile cambiarlo, chi segue questa pagina ha avuto modo di conoscerle e valutarle. L’unica differenza che mi sento di rivendicare orgogliosamente è il fatto che credo di essere uno dei pochi intellettuali di professione (che svolgano cioè attività giornalistiche, di scrittore, di docenza universitaria e/o altro) che abbia ancora il coraggio di dichiararsi chiaramente e pubblicamente comunista, invece di nascondersi pudicamente (più che altro per timore di compromettere carriere, reputazione, legittimazione, violando il senso comune e il canone politicamente corretto) dietro liste civiche, beni comuni e arcobaleni vari. Ci metto la faccia appunto. Se poi non vi pare che basti vi ringrazio ugualmente, nella speranza che il mio impegno serva comunque a qualcosa.
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