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venerdì 9 giugno 2023

L'Ucraina non può vincere

(ma non si può dire)







Tre le novità di oggi su fronte virtuale della guerra russo-ucraina (virtuale in quanto trattasi di conflitto di opinioni, dato che le notizie sul conflitto reale, quello che si svolge sul terreno, sono ormai rimpiazzate dalla propaganda bellica orchestrata da USA e NATO). La prima riguarda una intervista del fondatore della comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, il quale, dopo avere recitato la solita litania sulla "aggressione" russa che per tutti i pacifisti non dotati di lenti antimperialiste è  ormai premessa obbligata, onde evitare di venire etichettati come "putiniani" ( anche se serve a poco, visto che l'etichetta scatta in automatico), è indotto a riconoscere: 1) che gli unici sforzi reali di trovare una soluzione concreta al conflitto sono stati finora quelli della Cina e di altri membri dei Brics, come il Brasile, mentre le élite europee appaiono obnubilate dal delirio bellicista; 2) che l'Europa non può esimersi dal riallacciare rapporti con la Russia (ma sorvola sul fatto che ciò le è impedito dal dominus d'oltreoceano). Più "tecnico" il punto di vista del direttore di Limes, Lucio Caracciolo, il quale, in un'altra intervista (trovate entrambe sul Fatto di oggi), ribadisce l'impossibilità di una vittoria ucraina data la sproporzione di forze fra i contendenti, ma aggiunge che le "punture di spillo" ucraine potrebbero danneggiare la Russia fino a indurla alla mobilitazione generale e a un precipitare della guerra, dopodiché  ribadisce che solo un cessate il fuoco con il congelamento delle posizioni sul campo può evitare rischi di degenerazione fino all'uso del nucleare. Ma la notizia più interessante (in quanto non si tratta di una mera opinione) riguarda l'irritazione di Washington per il fatto che paesi come Turchia, Kazakistan, Georgia, Emirati e Armenia fanno da sponda per consentire alla Russia di acquistare armi e componenti elettronici in barba alle sanzioni, mentre le multinazionali del settore militare industriale continuano a loro volta a fare affari sottobanco con Mosca. Niente di nuovo sotto il sole: anche durante la Seconda Guerra mondiale i trafficanti di armi vendevano tutto a tutti (pecunia non olet), ma in questo caso c'è un elemento più significativo rispetto ad allora, cioè la prova dell'impossibilità dell'unica potenza che si presume egemone di blindare un fronte unito politico, economico e militare, dovuta al proliferare delle aspirazioni di autonomia delle potenze locali e al prevalere degli interessi economici privati su qualsiasi velleità di controllo politico del mercato.

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